Ciclo di incontri su leggi razziali in Archivio di Stato di Prato
Rassegna stampa Processo a don Pietro Valgimigli detto don Stiflón
17 Ottobre, Prato – “Storie di donne e di diritti (sognati e negati)”
Palazzo Guelfi
E’ un grande immobile di tre piani con una decina di ampie stanze per piano, nel Comune di Scarlino in provincia di Grosseto, a circa 5 km da Follonica. Il 20 ottobre 1942 un decreto di Vittorio Emanuele III° consacrò questo edificio alla dignità storica di Monumento Nazionale.
Come è noto, il 25 agosto 1849 Garibaldi e Leggero – in fuga da Modigliana e dopo tre settimane dalla morte di Anita – giunsero in territorio toscano, a Montecuccoli. Da qui ebbe inizio la cosiddetta “trafila” che – attraverso i territori di Prato, Poggibonsi, Volterra, Colle, Pomarance, Monterotondo Marittimo, Massa Marittima, Gavorrano e Scarlino – portò i due fuggitivi all’imbarco salvifico del 2 settembre a Cala Martina, grazie all’aiuto volontario e determinante di tanti patrioti toscani. L’ultima sosta, prima dell’imbarco a Cala Martina, fu appunto a Casa Guelfi, ove i due fuggitivi arrivarono all’una e mezza della notte tra il primo ed il 2 settembre 1849. Garibaldi e Leggero salirono al primo piano dell’abitazione ove, in un salottino, venne preparato del caffé caldo. Alle due e mezza della notte fu consigliato a Garibaldi di riposare un po’, prima di affrontare l’ultimo tragitto verso il mare. I due profughi entrarono dunque nella camera esistente a fianco del salotto padronale e Garibaldi si gettò sul letto. Leggero si mise su altro lettino lì accanto. Alle 4 del mattino Garibaldi e Leggero vennero svegliati ed alle 5, accompagnati dai patrioti scarlinesi, partirono da Casa Guelfi ed a piedi giunsero a Cala Martina, dove si imbarcarono alle 10 del 2 settembre. Dopo tre giorni, i due approdarono finalmente salvi a Porto Venere. Nelle varie rischiose fasi del tragitto maremmano furono determinanti i massetani Biagio Serri, Domenico Verzera, i fratelli Riccardo e Giulio Lapini, gli scarlinesi Angiolo Guelfi, Olivo Pina, Giuseppe Ornani, Oreste Fontani e Leopoldo Carmagnini, oltre a Pietro Gaggioli e Paolo Azzarini.
Ebbene, Casa Guelfi è rimasta tal quale fino alla morte di Luigi Socini Guelfi, proprietario ed ultimo della famiglia Guelfi ad aver mantenuto intatto l’immobile ed il suo contenuto, con fedeltà e rispetto verso i valori risorgimentali dei propri avi. Dopo la sua morte, avvenuta nel 2008 all’età di quasi 102 anni, ha avuto inizio – per opera degli eredi – il progressivo svuotamento di quanto conservato al primo piano di Casa Guelfi. Fino a qualche anno fa mancava un solo cimelio. Si trattava del famoso mezzo sigaro toscano che Garibaldi fumò prima di addormentarsi. Qui a Casa Guelfi lo custodirono con riguardoso rispetto per tanti anni. Poi, al passaggio della seconda guerra mondiale, i tedeschi in ritirata o gli americani che vi passarono, bruciarono in una nuvola di fumo quel ricordo dal sapore di storia toscana e italiana. Durante un sopralluogo fatto nel 2011 abbiamo constatato la scomparsa del letto ove riposò Garibaldi, della specchiera, dei comodini, del canterano, di alcune sedie ed altri arredi della camera. E’ sparito addirittura un busto in bronzo di Guelfo Guelfi, figlio di Angiolo. E – nell’ultima visita di settembre scorso – altro materiale documentario è apparso in stato di imballaggio, pronto per probabili future destinazioni fuori della Casa Guelfi. Tra questo materiale abbiamo notato l’unica foto esistente al mondo – fatta allora dal noto fotografo Lumachi di Firenze – che ritrae l’intero gruppo dei patrioti maremmani protagonisti nell’impresa di salvamento di Garibaldi.
Su questa vicenda il disinteresse istituzionale, amministrativo e politico, è pressoché totale da sempre. Fino al 1960 l’area di Casa Guelfi apparteneva al Comune di Gavorrano, poi è passata sotto il Comune di Scarlino in quell’anno costituitosi ente locale distaccandosi da Gavorrano.
Noi denunciamo questo stato di cose fin dal 2012, quando se ne occupò pure il Corriere della Sera da noi invitato per interessarsi della questione, come poi avvenne. Ma tutte le iniziative prese non hanno mai prodotto risultato alcuno. Probabilmente non siamo stati in grado di rappresentare giustamente il rilievo storico di Palazzo Guelfi a chi di dovere, anche se le segnalazioni fatte su stampa ed organi di informazione sono sempre state di carattere pubblico, così come in occasione di conferenze di studio pubbliche alla presenza di autorità varie del territorio. Ci rivolgiamo pertanto ai massimi organismi dirigenti del Comitato Regionale, con la richiesta di sostegno concreto per attivare iniziative tali da impedire la progressiva cancellazione di una tappa determinante del Risorgimento italiano, indirizzando il recupero dell’immobile ai fini della dovuta valorizzazione storica e culturale che merita, inquadrando ogni azione nel sentimento valoriale del Risorgimento d’Italia.
Se gli umili scogli di Cala Martina non avessero offerto nel 1849 a Garibaldi la via del mare liberatore, la storia non avrebbe avuto gli scogli gloriosi di Quarto nel 1860.
Cfr. il libro di Piero Simonetti e Mario Zannerini, Garibaldi in Maremma. Ricostruzione documentaria e fotografica del percorso che l’eroe dei due mondi fece attraverso l’alta Maremma nei territori di Monterotondo, Massa Marittima, Gavorrano, Scarlino e Follonica, fino all’imbarco di Cala Martina del 2 settembre 1849: 1849-1999. Nel centocinquantesimo anniversario nel 1999, in occasione del 150° anniversario di Cala Martina (Ed. Il mio amico, 1999) che rappresenta oggi l’unico inventario fotografico di ciò che esisteva all’interno di Casa Guelfi prima che iniziasse lo svuotamento degli arredi sopra accennato.